Buongiorno a tutti,
Sebbene la giornata non sia cominciata in modo lieto, anzi tutt'altro, ci tengo a condividere con voi alcuni spunti di riflessione dell'amico Pier Marco Gallo. Buona lettura!
Un susseguirsi incalzante di avvenimenti non sempre graditi.
Un pensiero va ad Andrea Chaves, compagno di squadra tragicamente scomparso in montagna. Le mie sentite condoglianze vanno alla famiglia e agli amici a lui vicini. |
Giunti quasi al termine di una estate dai contorni
torridi e dalla preoccupante assenza di piogge si sente, con il sopraggiungere
delle prime mattinate “frizzanti”, il desiderio di fermarci a riflettere e
cercare di arrestare quel marchingegno simile ad una giostra da bambini che ad
ogni sua rotazione ci mostra cose di diverse, colori differenti, maschere
dissimili l’una dall’altra. E davvero si sente il bisogno di arrestare la sua
corsa per essere noi a girare intorno a quella serie di figure che prima
vorticavano ed ora si mostrano in tutti i loro minimi particolari, in tutte le
loro forme belle o meno aggraziate che siano, forme che il ruotare della
giostra aveva reso quasi tutte eguali. Ci si ferma, si osserva il cavallino, la
macchinina rossa l’aeroplanino, il drago, la motrice del treno ed ognuna di
queste figure suscita emozioni e
sensazioni diverse di serenità o di preoccupazione, di gioia o di
apprensione, proprio come le notizie, in gran parte non buone che si sono
susseguite in questi mesi estivi caratterizzati dall’alta pressione di matrice
africana e dalle altissime temperature vere o percepite come va di moda dire
oggi in un inutile esercizio di sensazione troppo soggettiva per avere una
qualche valenza scientifica.
Partire
dall’alto o dal basso è la stessa cosa, tanto terminato il nostro girare
attorno alla giostrina ci ritornerà davanti agli occhi la prima figura che
avevamo incontrato all’inizio del nostro giro. Cosa ci assilla ed inquieta di
più, oggettivamente? Crediamo la paura del domani e la precarietà dell’oggi.
Paura del domani che, analizzando non superficialmente ciò che accade si fa
senza dubbio sempre più forte. Il fenomeno del terrorismo radicato ormai a
livello planetario e la grande massa africana che si sta spostando verso il
nord del mondo al di la del buonismo di facciata, ci confermano che ogni
fenomeno ogni azione è generata non tanto da un diffuso senso di amore verso un
prossimo che crediamo più sfortunato e povero, ma è spesso governata da interessi
economici enormi a da gruppi che su questi possibili interessi fondano non di
rado il loro agire. E questa è una prima paura ragionando sul fatto che non
sarà facile continuare a ricevere e poi buttare via, non sarà facile far
entrare e poi lasciare in abbandono,
come un qualcosa che una volta usato si getta via. E l’altra paura del domani e
poi anche quella dell’oggi. La sicurezza, la possibilità, che ora non sempre
esiste, di trasformare una colpa, un reato, un malaffare in pena certa, in
forma di reclusione che ne impedisca il suo ripetersi, il suo rigenerarsi, come
un virus che sopravvive all’antibiotico che doveva bloccarlo e che si è
rivelato un miserando placebo.
E non tutti giustizia e politica giù a
somministrare placebo, giù a cercare di comprendere e perdonare persone e fatti
che di perdono e comprensione spesso non necessitano. E poi nell’oggi e nel
domani delle paure e dei timori rientrano anche le nostre giovani generazioni
costrette a trovare attività e paesi diversi o costrette a rimanere a casa dei
genitori sino a quando questi saranno in grado di sostenerli e poi chissà….cosa
riserverà loro il domani con la non peregrina previsione che le future pensioni
saranno non già un assegno certo, ma una mera e misera elargizione
assistenziale per non morire di fame e disperazione. Quadro troppo fosco? Provi
ognuno che legge ad immaginare qualcosa di diverso o di migliore, lo si potrà
proporre per il Nobel!!! E spaziando nel mondo non si trova certo di meglio con
il Sud ed il Nord di questa nostra buona terra agitati da fermenti ed ideologie
che potrebbero spazzare via questo lungo periodo di “pace sospesa”, questo
lungo periodo di benessere che sta lentamente esaurendosi come fanno i ghiacciai
delle nostre Alpi preda di fenomeni sconosciuti sino a qualche decennio fa.
Anche i cambiamenti climatici inducono ad una severa riflessione sul nostro
ritmo di vita e sui nostri comportamenti ed a molto poco servono le riunioni
internazionali sul clima che tanta carta e pochi frutti da anni producono.
Clima, terrorismo, fanatismo, disoccupazione, povertà, sicurezza sociale non
sono solo parole inserite nel vocabolario della lingua italiana e con altri termini nei vocabolari delle
varie lingue che il mondo parla, sono come le figurine della giostrina che
quando ruotano vorticosamente inducono i bambini al sorriso e rasserenano le
mamme che guardano, sono figurine indistinte e rassicuranti nella loro
volatilità, sono figurine che si materializzano con la fermata della giostra,
che si rivelano in tutto il loro essere bello o meno che esso sia. Noi, molti
di noi, non si dovrebbe essere né i bambini né le rasserenate mamme che
assistono, ma si dovrebbe tendere, a diverso livelli, a far parte del personale
che governa tutto il meccanismo che ne cura gli ingranaggi che rattoppa gli
strappi, che collega e scollega le prese della corrente, che copre il tutto con
minaccia di pioggia o neve. Ma si è in grado di tendere a tutto questo o si
lascia che la giostra arrugginisca e funzioni sempre peggio sino a ridursi ad
una poca cosa insicura e brutta a vedersi, trasformando in un informe ammasso
di cose quel piccolo gioiello che ci era stato data da nuovo. Le cose non
cambiano se si sta sempre dietro a guardare ed a sedere su una comoda poltrona
bevendo birra e fumando qualsiasi cosa ci venga a tiro. Non dovremmo, noi tutti,
essere degli Ercole, ma neppure dei Don Chischiotte contro le pale dei mulini a
vento.
Pier Marco Gallo
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