Mattia Bianucci | Preparatore atletico e Personal Trainer | Alessandria

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lunedì 7 settembre 2015

38^ Corsa dei 5 Laghi, Ivrea - Missione Compiuta

La giornata di ieri comincia con la sveglia alle 4:45: colazione leggera, rapido riepilogo delle cose messe dentro lo zaino da portare via, e alle 5:40, con il mitico Viper in macchina, partiamo con tutta tranquillità alla volta di Ivrea.
Alle 7:00 puntuali arriviamo nella cittadina in provincia di Torino ancora dormiente, l'aria frizzante e una sensazione di calma intorno molto rassicurante ed avvolgente. Con 11 °C di temperatura una bella felpina ci sta tutta per rimanere riscaldati.

Alle 7:30, in Piazza Ottinetti viene aperto il centro gara dove paghiamo la preiscrizione e ci vengono consegnati pettorale e microchip, dopodichè, indossate le scarpette da gara, cominciamo la nostra serie di esercizi di risveglio e scioglimento muscolare, fino ad arrivare al riscaldamento vero e proprio.

Alle 9:00 in punto, con tutti gli atleti allineati in Corso Massimo d'Azeglio, i giudici UISP danno il via alla gara. Il percorso della 5 Laghi non è assolutamente improvvisabile in sede di allenamento, sia per quanto concerne la distanza, quasi 25 km che la rendono un perfetto ibrido tra una mezza maratona e una maratona, sia per quanto riguarda la variabilità di sforzi a cui si viene sottoposti lungo il tracciato.
Per prepararci a questo appuntamento, per tutta l'estate abbiamo preso parte a diverse gare collinari provinciali tra le più impegnative in calendario, tutte caratterizzate da fondo misto, salite spezza cuore e discese ripidissime, in pratica quelle che noi definiamo stracciagambe!

Questo regime di allenamento è servito! Eccome! La 5 Laghi ci ha riproposto tutte le caratteristiche che abbiamo trovato nelle gare di preparazione appena descritte, il meglio del meglio per l'intera distanza di 24,5 km. Per affrontare adeguatamente la gara è stato necessario studiarsi molto molto bene l'altimetria del tracciato ed effettuare un'accurata distribuzione dello sforzo lungo il percorso. Fattore chiave è stato rimanere costantemente concentrati sul passo, rilassati e fluidi per capire quando scalare marcia e non bruciarsi.
A tal proposito ho gestito i 24,5 km suddividendoli in tre segmenti da 8 km l'uno:

1) Trovare un'azione sciolta e il rilassamento muscolare ottimale.

2) Controllo-gestione dello sforzo (fase di gara muscolarmente più impegnativa).

3) Negative Split, cambio di inclinazione/passo.

Inoltre, sul cronometro, ho impostato intervalli di 10' a rotazione, per effettuare, ad ogni bip, una vera e propria scansione del corpo , rivedendo il rilassamento muscolare, allineamento posturale, inclinazione e respirazione.

Il percorso è stato pazzesco! Spettacolare! Articolato nei primi 4 km nelle vie cittadine e successivamente, per ben 21km su fondo misto: pavè, asfalto, sterrato boscoso, lastroni, ciottoli, rocce, salite e discese incredibili e senza soluzione di continuità, e infine, come ciliegina sulla torta, al 23° km, l'ennesima salita su roccia "in cordata" che mi ha segato le gambe per bene.
In ingresso a Ivrea, la lunga scalinata in discesa davvero fisicamente e psicologicamente complicata da affrontare, con le gambe completamente imballate e anareattive.

Durante l'ultimo chilometro mi sono concentrato sul ritrovare il passo, il rilassamento e la fluidità di corsa fino al traguardo. Chiudo la mia prima esperienza alla Corsa 5 Laghi, definita dal mitico Viper una "Giochi senza frontiere", in 1h:54':15'', completamente soddisfatto e contento, in quanto ho corso esattamente come mi ero programmato di fare, concentrato e rilassato.

In questa 24 km che vale una maratona, bravissimo il mio compagno di allenamenti Tiziano Viper, che conclude la sua prova in 2h:22':21", concentratissimo e tenace!

L'organizzazione di gara è stata perfetta in tutto e per tutto, dalle operazioni al Centro Gara passando per le segnaletiche di percorso (le migliori viste in un evento sportivo finora), fino ad arrivare al ricchissimo ristoro con con molta frutta! Unico piccolo neo da segnalare: il pacco gara costituito da una borsa con il logo dell'evento; un pò pochino per come siamo abituati dalle nostre parti, anche considerando i 16€ di iscrizione. Per la prossima edizione, consiglierei agli organizzatori pacchi gara con prodotti tipici locali, generalmente molto più apprezzati.

La 5 Laghi è stato un importante traguardo raggiunto!
A questo link trovate la classifica completa http://www.atleticauisp.eu/risultato.php?id=0322&ts=16685  e salutandovi vi lascio alla mia galleria fotografica.



GALLERIA FOTOGRAFICA
























































sabato 5 settembre 2015

L'ultima settimana di allenamento






Domenica: 8,5 km di fondo lento collinare, 3,5 dei quali in salita costante + esercizi isometrici su tutta la fascia centrale del corpo; ogni serie da 8 secondi ciascuna. Stretching.

Lunedi: Stretching, esercizi di rilassamento e respirazione.

Martedi: mattino: 7 km di Nordic Ski Walking a ritmo del fondo lento + 1 serie da 15 ripetizioni su ogni settore addominale. 
Pomeriggio: Corsa: 4 km di fartlek facile ad intervalli 30" piano - 30'' forte + 4 x 200 m in salita, a ritmo sciolto, ripassando la tecnica di corsa in economia a falcate corte, l'allineamento del corpo, l'oscillazione delle braccia come spinta in alto e la postura.

Mercoledi: Seduta a ritmo lento e aerobico da 30 minuti suddivisi in: 10' salto con la corda + 10' remoergometro + 10' salto con la corda. Pausa tra frazioni giusto il tempo per farmi tre sorsate d'acqua. Stretching, esercizi di rilassamento e respirazione.

Giovedi: Corsa: 11km suddivisi in 5,5 + 5,5. La prima parte a ritmo del fondo lento molto vicino ad un passo da jogging rigenerativo; la seconda parte in costante progressione, sempre e comunque in totale rilassamento e fluidità d'azione. Uscita eseguita senza orologio, basandomi soltanto sulle sensazioni fisiche e i messaggi del corpo. Stretching.

Venerdi: Esercizi di scioglimento articolare e posturali, stretching e ancora un richiamo della forza sulla zona addominale con esercizi isometrici supplementari.

Sabato: Esercizi di respirazione e rilassamento + esercizi di scioglimento articolare e posturali come riscaldamento. 15' di remoergometro mantenendo il rilassamento muscolare costante a ritmo del fondo lentissimo e aerobico. Lieve progressione verso gli ultimi due minuti.




mercoledì 2 settembre 2015

Corsa: Stop alle ripetute




L'alternativa alle prove ripetute, a cura di FULVIO MASSINI


Ormai sono tanti gli anni che mi occupo di allenamento dei podisti amatori. I primi anni, mi riferisco alla fine degli anni 70' ed all'inizio degli anni '80 i podisti che vedevo erano tutti "assatanati" di risultati. A loro non interessava correre, ma bensì, correre forte. Nella tesi che presentai per diplomarmi all'ISEF di Firenze nel 1977 individuavo il "fartlek" come l'allenamento cardine sul quale impostare i programmi di allenamento dei podisti amatori. Le prove ripetute di vario tipo o il fartlek che posso definire, molto semplicemente, come una serie di ripetute eseguite in ambiente naturale durante le quali si recupera correndo, erano quindi l'allenamento base sul quale impostavo poi le preparazioni per le varie distanze dalle 10 km alla maratona ed anche oltre. Gli anni passano, i podisti cambiano, ma soprattutto cambia il modo di vivere la corsa, il podismo. Particolarmente negli ultimissimi anni, stiamo vivendo un rinnovamento o meglio un innesto di nuovi podisti nel nostro mondo. In particolare oggi, oltre agli ultratrentenni ed ultraquarantenni, si avvicinano al nostro mondo anche signori non più nel fiore dell'età e donne, tante donne.

Quanto sto per scrivere, sono sicuro, costituirà argomento di discussione durante gli allenamenti o negli spogliatoi. Posso affermare con la certezza che mi deriva, come sempre dall'esperienza che "si può correre e ci si può migliorare anche senza eseguire le prove ripetute". Attenzione non sto rinnegando ciò che ho detto e scritto in questi ultimi 25 anni, sto semplicemente per illustrarvi un ulteriore modo di vivere la corsa.

Moltissimi colleghi anche di oltreoceano affermano esattamente il contrario di quanto sto per scrivere. Sono fermamente convinto e non è da ora che lo asserisco che l'allenamento deve essere individualizzato. Ebbene in quest'ottica, prima ancora che "tutti" si mettessero a pubblicare programmi di allenamento su internet, ho visto che ci sono delle categorie di persone che possono correre le gare su strada, la maratona e le ultramaratone senza per forza doversi sottoporre una o due volte alla settimana ed eseguire allenamenti di prove ripetute. Prima di addentrarci nell'argomento credo sia opportuno analizzare cosa sono ed a cosa servono le prove ripetute.

Cosa sono? Le prove ripetute si distinguono in brevi, medie e lunghe in relazione alla distanza. In genere per prove ripetute brevi si intendono quelle di distanza variabile dai 200 agli 800 metri. Per ripetute medie quelle dai 1000 ai 3000 metri e lunghe quelle oltre i 3000 metri che possono arrivare anche fino ai 10.000 metri. Tale classificazione può variare a seconda degli autori. Vi presento quella che preferisco. La velocità di percorrenza dipende oltre che dal livello dell'atleta anche dal tipo di adattamento che andiamo a ricercare, e dalla distanza per la quale è impostato l'allenamento. Il chilometraggio totale dipende dal tipo di ripetuta, dalla velocità di percorrenza della stessa e dal tipo di gara che si sta preparando. Fra ogni prova, inoltre, viene eseguito il cosiddetto recupero che può essere eseguito : stando fermi, di passo o correndo a velocità più o meno elevata.

Per determinare la velocità di percorrenza delle prove ripetute è necessario avere un punto di riferimento che può essere: la media al km ottenuta in una gara, la media chilometrica ottenuta in una gara o test sui 14 km o la velocità di soglia anaerobica ottenuta con il test Conconi. Facciamo un esempio un po' paradossale ma necessario per essere chiari. Un maratoneta che esegue le prove ripetute alle media chilometrica ottenuta in gara di 3000 metri esegue un tipo di allenamento che non serve per allenare la maratona almeno nel periodo specifico. Ancora oggi tanta gente mi domanda come deve essere eseguito il recupero. Il corridore su strada deve recuperare fra ogni prova ripetuta correndo . Più lunga è la distanza di gara, più bassa deve essere la velocità di percorrenza della prova ripetuta, più alta quella di percorrenza del recupero. Personalmente ritengo più utile recuperare un minuto in più , ma correndo a velocità del medio o del lungo che non un minuto in meno correndo a velocità molto più vicina ad una speed-walking.

A cosa servono? Nel corridore su strada, nel maratoneta servono a migliorare la potenza aerobica ovvero a consentire di utilizzare più ossigeno possibile correndo ad una velocità più alta possibile. In sintesi servono a fare andare più forte. Eseguendo le prove ripetute si costringe l'organismo a produrre discrete quantità di lattato che sarà poi metabolizzato durante il recupero. Ecco allora la spiegazione di quanto sopra. Il maratoneta, per andare più forte dovrà abituarsi a correre producendo una relativamente bassa quantità di lattato che sarà metabolizzato correndo per diverso tempo a velocità sostenuta. Il corridore su strada , viceversa, dovrà invece correre la ripetuta più forte e recuperare correndo più piano in modo da abituarsi alla presenza di lattato nelle gambe. Queste in parole semplici sono le prove ripetute. Vediamo ora il perché e come il podista potrà allenarsi anche senza le prove ripetute. Prima ancora chi sono coloro che potranno correre senza ripetute ed ottenere ugualmente risultati soddisfacenti: i principianti, i non più giovanissimi, chi tende sistematicamente ad infortunarsi, i troppo stressati dalla vita di tutti i giorni, gli ansiosi.

Moltissimi amici podisti iniziano un paio di giorni prima a pensare al momento in cui dovranno correre le prove ripetute con il risultato che arrivano all'inizio della prima prova già stanchi, non fisicamente, ma mentalmente e quindi non nelle condizioni ideali per poter affrontare questo tipo di allenamento. A tutti o quasi capita di dover essere messi sotto pressione dalla vita di tutti i giorni. Credo, sempre confortato dai risultati dell'esperienza, che quando il livello di stress è elevato un tipo di allenamento intenso come quello delle prove ripetute contribuisca a peggiorare la situazione anche se apparentemente al termine dell'allenamento sembra che tutto sia perfettamente ok. Basta attendere però un po' di tempo per aspettarsi un calo di "tensione" con relativa mega stanchezza.

Dopo un infortunio o la sosta forzata c'è subito la corsa a riprendere la "corsa" con relative prove ripetute con il frequente risultato di trovarsi nuovamente infortunati. La pazienza è virtù dei forti. Quando si è costretti a dover sospendere per periodi più lunghi di una settimana, determinate caratteristiche vengono meno quindi prima di ritornare a correre al 100% può essere necessario un po' di tempo. Inoltre qualcuno ha dei tipi di infortuni che si ripresentano appena l'allenamento supera certi livelli di intensità. In questi casi appare abbastanza chiaro che è inutile andare a cercare di farsi male. Correre fa bene a tutte le età purchè con certi accorgimenti. Uno di questi è evitare lavori intensi quando gli anni non sono più verdissimi. Inutile sottoporre l'organismo ad stress violenti per i quali è ogni anno sempre meno predisposto. Correre è bellissimo anche senza doversi stressare con le ripetute.

Chi comincia a correre dovrebbe stare un anno a correre e basta. Ciò consente di creare quegli adattamenti sia a livello cardiocircolatorio, metabolico e muscolare e tendineo necessari per prevenire gli infortuni. Diversi fra i podisti che ho seguito hanno corso anche la maratona senza eseguire una prova ripetuta. Non hanno però nemmeno corso sempre allo stesso ritmo. Allora, mi direte voi, come "cavolo" si sono allenati ?

Usando il lungo, il lunghissimo, il medio, il progressivo ed i percorsi collinari. In particolare molto importante ed utile si è rivelato essere il progressivo. E' bastato indicare ai podisti di finire gli allenamenti anche non tutti correndo per 5-10-20 minuti alla velocità di una gara di 10-14 km per vedere dei considerevoli miglioramenti. Ottimi risultati sono stati ottenuti anche con gli allenamenti eseguiti su percorso collinare, eccellente allenamento anche a livello muscolare oltre che organico. Il controllo della velocità può essere eseguito o con il cardiofrequenzimetro, strumento ormai usatissimo, o con la misurazione dei percorsi e con la respirazione. Correndo su un percorso collinare quando le pulsazioni al minuto oscillano di 10-20 battiti a seconda del tipo di terreno equivale ad eseguire delle prove ripetute. Finire un allenamento in progressione, con la respirazione impegnata consente di ottenere lo stesso effetto di una o due prove ripetute. Il percorso misurato bene si presta per correre il medio dove è più necessario che durante gli altri tipi di allenamento avere dei punti di riferimento. Correre deve essere divertimento, gioia, se le ripetute devono essere un sacrificio vi ho indicato l'alternativa. Ricordatevi che correre deve servire per stare bene, questo è il primo risultato da ricercare, poi ben vengano anche quelli cronometrici. Si può correre anche solo con l'orologio invece che con il cronometro. Divertitevi.




lunedì 31 agosto 2015

Corsa: Perchè la gente si infortuna




Estratto dal libro "ChiRunning: A revolutionary approach to effortless, injury-free running" - ChiRunning: un rivoluzionario approccio naturale alla corsa di Danny Dreyer. 
Adattamento e traduzione dall'inglese: Mattia Bianucci - Matt J. Baner


Per quanto di buono si possa ottenere dalla pratica della corsa, bisogna anche essere consci degli innumerevoli potenziali pericoli per il vostro corpo. La corsa può danneggiare le vostre ginocchia, le tibie, le anche e la schiena. Nel lungo periodo potrebbe causarvi problemi ai piedi e si dice anche che danneggi la vista (per i continui balzi e saltelli).
La gente è portata a credere che la corsa crei questi infortuni in modo intrinseco, ma è un mito che mi piacerebbe sfatare.
Credo che le principali cause di infortunio siano una forma scorretta di corsa e scarsa biomeccanica. Correre è un movimento naturale, e la scarsa biomeccanica fa muovere il vostro corpo in modo innaturale, il che porta ad eccessivo stress su muscoli, articolazioni e legamenti; queste aree, successivamente, diventano vulnerabili ad infortuni.
La teoria più comune dice che la causa principale di infortuni nella corsa sia il sovrallenamento. Penso che sia un mito da sfatare anche questo, sebbene sia un fattore, specialmente in allenamenti orientati al risultato. Se la vostra tecnica di corsa è scarsa, potete infortunarvi mentre percorrete qualsiasi distanza.
Ho visto persone infortunarsi alle tibie correndo appena 800m. Quando c'è un'imperfezione nella vostra biomeccanica, alla fine essa si tramuterà sottoforma di dolore o malessere. Non dovrete fare altro che correre qualche metro in più per rendervi conto che queste piccole imperfezioni vi presenteranno il conto, ve lo garantisco.
Il vantaggio è che, migliorando la vostra biomeccanica e la tecnica di corsa, diminuirete alla grande le probabilità di infortunarvi su qualsiasi distanza o velocità.
Paul, 35 anni, era il tipico podista medio che voleva mettersi alla prova completando una maratona. La distanza più lunga che avesse mai corso erano 9,5 km, perchè, ogni volta che correva, le sue tibie cominciavano a far male già dal primo chilometro al punto da farlo zoppicare. Paul venne ad una lezione di ChiRunning a luglio, con l'obiettivo di correre la Maratona di Honolulu i primi di dicembre. Con l'aiuto della tecnica di ChiRunning, fu in grado di correre tutti i chilometri in più di allenamento e contemporaneamente di diminuire il livello di dolore percepito alle tibie. 
Dopo mesi di allenamento e perfezionamento della sua nuova tecnica di corsa, fu in grado di correre la prima maratona in 3h:37' senza incorrere nel debilitante dolore alle tibie. Successivamente, Paul mi disse che non gli sarebbe stato possibile completare la maratona se prima non avesse corretto e lavorato sulla sua tecnica di corsa. Adesso sta pensando di provare a qualificarsi per la Maratona di Boston!
Attribuirei quasi tutti gli infortuni all'attuale paradigma della corsa, quello che io chiamo power running (corsa di potenza).


POWER RUNNING: NO PAIN, NO GAIN
(Corsa di potenza: nessun dolore, nessun beneficio)


Nessun dubbio al riguardo, quella frase ad effetto da machi è ancora ampiamente utilizzata e diffusa, come se fosse un qualche tipo di medaglia all'onore. Non fa differenza che voi parliate di programmi di allenamento podistici, di relazioni internazionali, o di preparare una crostata, ci sono metodi migliori per portare avanti un progetto che con la forza.
Il power running può essere spiegato al meglio da due angolazioni: tecnica e approccio mentale. Sia la tecnica che l'approccio mentale si basano sul concetto del "nessun dolore, nessun beneficio", dal quale ne sono pervasi; attitudine estremamente diffusa nel modo di intendere lo sport e l'allenamento in occidente. 
Non fraintendetemi, il power running funziona, ma ad un certo costo. Penso semplicemente a quei quindici milioni di podisti che ogni anno si infortunano, e so benissimo che non si tratta di un caso.

IL METODO

Il tema predominante del power running è sviluppare la forza e la velocità delle gambe per correre più veloce e più distante. Il power running enfatizza anche l'allenamento regolare per rendere le vostre gambe più forti, il che vi aiuterà a correre meglio e ad evitare infortuni.
Dal punto di vista dell'allenamento, costruire e utilizzare più muscoli è un duro lavoro per il corpo, persino più difficile per persone oltre i cinquant'anni.
Ogni incremento nell'utilizzo dei muscoli richiede più tempo da dedicare all'allenamento sulla forza e ciò crea una grande propensione all'infortunio. Più carburante è richiesto per mettere in moto questi muscoli, più dispendio metabolico (acido lattico) viene prodotto; e inoltre si allungano parecchio i tempi di recupero dopo la corsa, specialmente dopo aver gareggiato o dopo allenamenti impegnativi. Solo al pensiero mi stanco e posso sentire i muscoli doloranti.
Ci sono molte tabelle di allenamento strutturate per costruire polpacci più forti, quadricipiti e glutei d'acciaio così che voi possiate diventare podisti migliori. Si vieni incoraggiati a dedicare una significativa quantità di tempo a migliorare la propria forza nelle gambe e quindi la performance.
Recentemente ho letto uno studio effettuato in Danimarca sulle differenze tra corridori danesi e corridori keniani. Ecco a cosa sono giunti, secondo un recente articolo apparso nel Kamalpa Monitor:

Tra le altre cose, è stato scoperto che i Kalenjin, i keniani top runners così come i giovani keniani senza allenamento specifico, hanno una superiore economia nella corsa comparati alle loro controparti danesi, questo probabilmente a causa del fatto che i Kalenjins hanno gambe più snelle e perciò riescono ad utilizzare relativamente meno energia quando corrono.

Bene, c'hanno preso in parte. I keniani utilizzano relativamente meno energia, ma non è perchè le loro gambe sono magre, tutt'altro. Le loro gambe sono più snelle perchè hanno un'eccellente economia di corsa; sono così efficienti da non aver bisogno di muscoli grossi. I keniani vincono tutto, dai 10.000 alla maratona con quelle "gambe magre". E ancora, secondo il paradigma della corsa di potenza, ci vogliono muscoli delle gambe forti per correre veloce. Ma qui manca qualcosa. 
Direi che quello che fa vincere loro le competizioni sia la tecnica, che condivide molte delle caratteristiche del ChiRunning, due esempi sono l'inclinazione del corpo e l'appoggio del piede. 
I keniani hanno una bella inclinazione del corpo in avanti quando corrono che mette in atto due cose: permette alla gravità di aiutarli a tirare il loro corpo in avanti e anche di atterrare con la parte centrale del piede, invece che di tacco, evitando così l'azione frenante tipica dell'appoggio di tacco, che invece è molto comune nella maggior parte dei podisti.
Il power running può essere dannoso per i corridori in quanto non affronta la vera causa della maggior parte degli infortuni, ovvero la cattiva biomeccanica. Invece, si concentra quasi interamente sul costruire muscoli più forti come soluzione per recuperare da un infortunio o evitarli. E' vero, rafforzare i muscoli delle gambe vi farà guadagnare un pò di tempo, ma finchè non risolvete il problema alla base dell'infortunio, le probabilità sono che andiate ad incappare nuovamente nello stesso tipo di infortunio.

Per esempio, se avete la "sindrome dello stinco steccato" (traduzione letterale dall'inglese shin splints), potete prendervi un periodo di stop per guarire e poi rafforzare i muscoli tibiali camminando sui talloni. Ma se utilizzerete nuovamente la stessa tecnica di corsa che ha creato il problema, quel muscolo precedentemente danneggiato alla fine si stancherà e vi infortunerete ancora e nello stesso modo. Con la tecnica del ChiRunning, non spingerete con le punte dei piedi (causa principale della sindrome dello stinco steccato), e userete a malapena i vostri muscoli tibiali.
La sindrome dello stinco steccato non sarà più un problema e non dovrete più costruire e mantenere muscoli più forti per compensare le lacune nella vostra tecnica di corsa.









L'ATTITUDINE MENTALE DEL POWER RUNNING


L'attitudine mentale del power running è orientata al risultato, il che sono convinto sia la causa primaria di sovrallenamento. In questo modo, la gente può farsi un'idea su quanto veloce o lontano dovrebbe correre che non è necessariamente basata sulla reale potenzialità organica del loro corpo.
Questo porta solo a grosse delusioni e non è che la ricetta per l'infortunio. Il sovrallenamento può essere definito come allenamento oltre il limite che il vostro corpo è in grado di sostenere. Se siete dei runner novizi e state seguendo le direttive di allenamento da un libro che dice che dovreste correre 3,5 km, 3 giorni alla settimana, potreste essere dei buoni candidati per entrare nella dimensione di sovrallenamento.
E se non avete mai corso per un chilometro prima?
Se siete spinti a fare di più di quello che effettivamente siete capaci, solitamente si tratta di un impulso esterno. Potrebbe essere un desiderio innescato dalla lettura di un'articolo che vi ha ispirato su una rivista di corsa, o un impulso scaturito dopo aver visto un grande atleta in TV. Ecco qualche impulso motivazionale esterno da cui guardarsi bene:

- Voler fare meglio a causa della pressione di un gruppo.

- Cercare di stare al passo dei vostri compagni di corsa più veloci.

- Desiderare di essere più veloci dell'anno precedente.

- Aver bisogno di provare il vostro valore davanti ai vostri genitori.

- Voler stare al passo con un altro atleta che considerate di valore.

- Essere ansiosi di perdere quegli ultimi sette chili prima del vostro matrimonio.

- Aver bisogno di correre più veloce per stare al passo con il vostro cane.

La lista è infinita, e in caso non l'aveste notato, questi sono tutti prodotti di un'attitudine mentale orientata al risultato.
Ci sono un sacco di idee esterne da cui essere motivati, ma la grossa fonte motivazionale che veramente smuove le cose e genera successi è quella che viene da dentro. Sfortunatamente, la nostra cultura occidentale è sempre più modellata dal mondo del marketing, che ha come missione di base quella di mettervi in una condizione di disequilibrio, fuori dal vostro centro e da voi stessi così che acquistiate qualsiasi prodotto o servizio vi venga spiattellato davanti. 
Una marea di campagne pubblicitarie a favore del power running si fanno forti attraverso immagini e slogan con cui siamo costantemente bombardati come "più grosso è meglio" oppure "la sopravvivenza del più in forma" o ancora, la più gettonata "nessun dolore, nessun beneficio" (No Pain, No Gain).
Molto semplicemente, date un'occhiata alle copertine delle riviste di corsa attualmente in circolazione, e sarete travolti da allettante frasi ad effetto come: "Anche tu puoi avere addominali marmorei", oppure "Ottieni un corpo d'acciaio in sei giorni!". Bene, ma che mi dite per quelli di noi che hanno superato i 18 anni?

Quasi tutti quelli che osservo si allenano col power running (fatta eccezione dei keniani), e per decenni questo è stato l'approccio usato ad ogni livello di preparazione alla corsa dalle, scuole medie all'università ("from middle school through college" difficilmente traducibile in modo diverso. ndMJB). Ma quando penso a quella statistica del 65% di tasso infortuni annuale, rapportata all'incredibile tasso di successo dei keniani, non posso fare altro che credere al fatto che ci sia qualcosa di seriamente sbagliato nel modo in cui ci approcciamo allo sport.

Abbiamo bisogno di un cambio di paradigma, molto lontano dall'approccio del power running, e il ChiRunning rappresenta quel cambiamento.