Mattia Bianucci - Personal Trainer Running - Alessandria,Valenza,Casale, Novi Ligure: Allenamento

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sabato 29 agosto 2020

CORSA, ALLENAMENTO e considerazioni personali sull'ALIMENTAZIONE [La Die...


NEL NUOVO VLOG!!

Com'è possibile affrontare una sessione in sala pesi nella pausa pranzo con solo un'insalatina e uno yogurt?
E ancora: da dove scaturisce il timore di ingrassare per un gel in più assunto durante un'uscita di lungo in un/a atleta che si allena 7 giorni alla settimana, consumando migliaia di calorie?

Riflettiamo assieme... :)

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lunedì 4 febbraio 2019

CORSA e RESPIRAZIONE - Un discorso sottovalutato!

Buonasera amici ma soprattutto Amiche sportive!


Nell'articolo di oggi voglio aprire una brevissima parentesi sul discorso respirazione nelle attività aerobiche e negli allenamenti aerobici in generale, in quanto si tratta di un discorso molto importante e sottovalutato. Non ascoltate chi vi dice che la respirazione sia cosa di poco conto e che si prende come viene; dice così semplicemente perché all'oscuro e/o quasi del tutto ignaro/a della materia, perciò non credete a questa cosa, indagate e sperimentate!

Il respiro può essere allenato e, sebbene la respirazione sia un atto automatico, è possibile tuttavia "ottimizzarlo" per quel che concerne  l'utilizzo dei polmoni e la capacità di respirare soprattutto col diaframma, il che significa riuscire a far andare l'aria più in profondità e questo anche quando si pratica attività aerobica.

Normalmente, nel quotidiano, una grande maggioranza di persone è abituata a respirare molto superficialmente, cioè limitando l'apporto d'aria alla parte superiore dei polmoni a causa dell'iperventilazione, che significa respirare molto velocemente e dalla bocca.. una cosa estremamente sbagliata.

Venendo all'attività aerobica, come ci si può addestrare al miglioramento della respirazione? Innanzitutto, la respirazione profonda è strettamente correlata, di riflesso, al rilassamento muscolare e un banco di prova perfetto per testare dal vivo questi concetti sono le corse lente o comunque sia lunghe, in cui si può fare pratica non soltanto sulla tecnica di corsa ma anche sull'aspetto del rilassamento che è strettamente correlato alla respirazione.

Cosa si può fare quindi? Non parlo solo di corsa, ma è un concetto espandibile anche a tutte le attività aerobiche. Ci si può addestrare sulla cadenza dei passi e nella corsa lunga lenta è possibile farlo molto bene; si inspira dal naso per tre appoggi/passi e al quarto passo si espira dalla bocca. Vi accorgerete che, con la pratica, anche quando il ritmo si fa da facile a svelto da "velocità di crociera", o comunque naturale, sentirete che l'aria introdotta va giù in profondità, con tutti i polmoni diciamo operativi al 100%

Quindi, nonostante lo sforzo, la respirazione rimarrà comunque lenta e regolare. Che benefici apporta questo controllo sulla respirazione? Ovviamente, il miglioramento dell'utilizzo e del trasporto dell'ossigeno ai muscoli; parlavo della respirazione correlata, di riflesso, al rilassamento muscolare e l'attenzione portata alla respirazione profonda mette in condizione i muscoli di rilassarsi e di sciogliersi.

Come avevo già avuto occasione di spiegarvi, il muscolo è come una spugna: più rilassati rimangono i muscoli direttamente coinvolti nell'azione, più ossigeno ricevono. Anche il diaframma, rimanendo più rilassato, permette un utilizzo e un assorbimento dell'ossigeno migliore. Potete fare caso durante le gare a tutti quegli atleti tesi che respirano male (anzi oserei proprio dire "ansimanti") quanto siano rigidi e goffi nell'azione, facendo il doppio della fatica.

In un prossimo articolo ci concentreremo invece sul discorso del non sprecare anidride carbonica - questo sarà tutt'altro argomento molto importante da approfondire. L'anidride carbonica infatti non è un gas nocivo checché se ne dica, invece ha dei grossi vantaggi se utilizzata nel modo giusto.. più che utilizzata, soprattutto se non sprecata e prodotta in eccesso. E cosa significa questo? Imparare ad economizzare il ciclo respiratorio - respirando meno e meglio.

E' un discorso che analizzeremo entrando in tema Metodo Buteyko e sarà sicuramente argomento di un prossimo Vlog!


Per la versione audio/video di questo articolo con un paio di esercizi suggeriti, vi invito alla visione del mio ultimo VLOG qua sotto! E come sempre... A 💣💣💣

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venerdì 2 novembre 2018

Le migliori attività AEROBICHE INDOOR ALTERNATIVE

Buonasera miei cari amici sportivi e lettori... ma soprattutto lettrici! 👅

In questa settimana ampiamente caratterizzata dal maltempo, per tutti noi sportivi è stato necessario fare di necessità virtù, come si suol dire e, spazio permettendo in casa o in palestra, trarre il meglio da attività alternative indoor.
Talvolta l'Indoor può avere effetti
devastanti! :D
Io stesso, trovandomi in un microciclo di massimo scarico/rifinitura pre-gara, mi sono dovuto rifocalizzare sui miei cari combinati multisport in "sala macchine".

Ma quali sono, dal mio punto di vista, le migliori attività aerobiche indoor che mi sento di consigliarvi in prima persona? 

Nello specifico: 

1) Salto con la corda:  la miglior attività indoor che possa andare a sopperire all'impossibilità di correre in maniera egregia, di fatto la miglior simulazione; sviluppa infatti resistenza aerobica, agilità generale, reattività di piedi, coordinazione mani/piedi/occhi, focus mentale. Migliora: allineamento posturale, tecnica di corsa, appoggio dei piedi, tono muscolare generale. Permette inoltre all'atleta di imparare ad allenarsi in un profondo stato di rilassamento muscolare, respirando solo dal naso in modo tale da economizzare le energie da spendere. Per tutte queste ragioni, considero il salto con la corda, migliore della corsa su tapis roulant.

2) Remoergometro (Vogatore): Sviluppa la potenza che è il risultato di forza x velocità, con un egregio lavoro di coordinazione gambe/braccia - braccia/gambe. Sulle gambe, lavora gli stessi muscoli impegnati nella corsa, ma senza l'altissimo impatto articolare che essa comporta, e proprio per questa ragione, il "vogatore" rappresenta un eccezionale complemento al running. 
Concentrandosi su alti volumi d'esercizio, cioè dai 30' di lavoro in su - intorno alle 30-31 spm medie, con respirazione leggermente impegnata (RLI), oppure utilizzando fartlek a salsiccia di varia natura, possiamo parlare di QUANTITA' QUALIFICATA oppure dell'aumento del volume dell'intensità - concetto molto caro al Coach Renato Canova.
Col canottaggio indoor alleniamo circa il 90% dei muscoli del corpo ed è una tremenda attività total body aerobica/anaerobica alla stregua di Nordic Ski Walking, Nordic Running e Sci di Fondo.

3) Spinning Bike, Cyclette, Rulli: Considero la stationary bike semplicemente come l'anello di giunzione in un circuito combinato - oppure, presa singolarmente, come mezzo per scaricare le gambe dopo allenamenti di corsa intensi, allo stesso modo con cui si utilizza il jogging. Per un podista, è importante ricordarsi di non tenere un'alta resistenza del freno, ma di pedalare con un "rapporto agile", in quanto il rischio di appesantire le cosce (quadricipiti) è alto e controproducente per la corsa; personalmente, sulla mia cyclette vintage dei tempi d'oro di Bruce Lee :D tengo una pendenza tra il 4 e il 5% con pedalata facile, andando su e giù dai pedali molto spesso, in una sorta di "fartlek a sensazione".
Esercizio molto molto più noioso e molto meno completo muscolarmente rispetto agli altri due descritti qua sopra - tuttavia (se fatta bene) permette di raggiungere le stesse intensità della corsa (e addirittura andare a simulare la biomeccanica della corsa in salita quando si "procede" sui pedali - concetto che non si discosta molto dal funzionamento di un'altra ben nota macchina da palestra, ovvero l'ellittica) con il vantaggio di un minor impatto articolare. Anche in questo caso, trovo la bike migliore del tapis roulant.

4) Circuiti aerobici: Prettamente a corpo libero, ma non solo... grazie all'alto numero di ripetizioni da svolgere in tot tempo e alla quasi totale mancanza di pause tra esercizi, permettono di raggiungere anche altissime intensità di lavoro, andando a strizzare l'occhio sia al lato tonificazione muscolare che a quello della costruzione organica dell'allenamento. Ideali per chi desidera definire la muscolatura in modo "funzionale" (cioè in funzione del proprio sport praticato) ma allo stesso tempo rimanere leggeri e agili. 
Per esperienza, questo è un tipo di lavoro molto gradito all'utenza femminile e che propongo spesso come protocollo di completamento, abbinato ad altri lavori sport-specifici, ma anche gli atleti multisportivi come chi vi scrive, possono senza ombra di dubbio beneficiarne.

Queste proposte di lavoro possono essere prese singolarmente ed eseguite entro i propri personali livelli di condizione fisica oppure, per chi desidera andare in combinata, svolgerle come una sorta di veri e propri mini triathlon indoor con innumerevoli combinazioni, intensità e durata... proprio come sono solito fare io.
Portare a termine qualsiasi tipo di combinato multisport sembra facile alla lettura, ma vi garantisco che sono allenamenti che possono mettervi a dura prova e, allo stesso tempo, farvi magari uscire da un periodo di noia o monotonia dato dai soliti allenamenti. Il MultiSport, che include molte "ricette" al suo arsenale - tra cui la più famosa è rappresentata ovviamente dai vari Triathlon, ha come "difficoltà suprema" quella di andare a mettere in crisi i vari patterns biomeccanici tra frazioni... detta in parole povere, l'organismo viene messo in un costante stato di confusione motoria, i range articolari variano continuamente e l'atleta dev'essere in grado di apportare gli aggiustamenti necessari in modo rapido e repentino. Tutto ciò non è solo di grande beneficio a livello fisico (in quanto il corpo, in stato di riposo risponde e "supercompensa" ai nuovi stimoli in modo straordinario) ma anche e soprattutto a livello mentale!

Bene, credo che l'excursus sia abbondantemente completato; se volete saperne di più, non posso che lasciarvi al mio ultimo VLOG qua sotto! E come sempre.. rimango a vostra disposizione! ;) 

A 💣💣💣


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lunedì 20 marzo 2017

Storie di campioni: gli allenamenti di Ingrid Kristiansen


Profilo

Nome: Ingrid Kristiansen.

Data di nascita: 21/03/1956 Trondheim, Norvegia.

Altezza: 1,69 m

Peso: 50 kg

La leggendaria maratoneta norvegese Ingrid Kristiansen era solita correre tra i 170-180 km a settimana durante l'estate, inclusi giorni in cui erano in programma tre allenamenti. Seguiva al massimo livello la metodica di allenamento difficile/facile a giorni alterni ed utilizzava un cardiofrequenzimetro per accertarsi di riuscire a recuperare appieno durante e dopo le sedute.

Sebbene a livelli di élite molti abbiano sempre storto il naso circa l'efficacia degli allenamenti su tapis roulant, la Kristiansen, per motivi strettamente legati al clima norvegese, rese la corsa sul tappeto un'arte; infatti, sul treadmill, non solo ci faceva sessioni di due ore, ma anche ripetute sui 1000m con recupero di tre minuti, così come impegnative 10 X 1' con 1' di recupero. Le sue corse lunghe erano svolte a ritmo blando, intorno ai 4'/km.

Vinse maratone a New York, Chicago, Boston (due volte), Londra (quattro volte), Stoccolma (tre volte) e Houston (due volte).

Quando si trasferì a Boulder, Colorado, si fece spedire il suo tapis roulant da 25.000$, che aveva usato estensivamente durante i rigidi inverni norvegesi e continuò ad utilizzarlo due o tre volte a settimana in estate. Questo speciale tappeto raggiungeva una velocità massima di crocera sui 2':30"/km. Quando gli fu chiesto se fosse mai caduta dall'attrezzo, rispose: "No, mai! E non è nemmeno nei miei progetti futuri!"

Esempio di settimana tipo durante un ciclo di allenamento generale:

30/12/1985 - 05/01/1986

Lunedi:
mattina: 20km (1h15') sul tappeto + 4 allunghi a 3':45"/km
pomeriggio: 15 km (1h) Sci di fondo

Martedi:
mattina: 12 km sul tappeto al ritmo di 3':40"/4'/km + 5 allunghi
pomeriggio: 16 km sul tappeto, incluso 2X15' a 3':10"/km) + allunghi + esercizi di rafforzamento + pliometrici e salto con la corda

Mercoledi:
30 km di Sci di fondo

Giovedi:
mattina: 14 km sul tappeto + 5 allunghi
pomeriggio: 16 km sul tappeto ad un ritmo medio inferiore ai 4'/km

Venerdi:
mattina: 10 km sul tappeto + 5 allunghi + esercizi di rafforzamento + pliometrici.
pomeriggio: a) riscaldamento b) fartlek 8-6-5-4-3-2-1 min, recupero 1/4 della lunghezza dell'intervallo (quindi 8', recupero 2'), c) defaticamento.

Sabato:
a) 20 km di Sci di fondo b) Esercizi di rafforzamento + pliometrici

Domenica:
37 km di Sci di fondo

(Fonte: http://www.athleticsweekly.com traduzione e adattamento in italiano: Mattia Bianucci Trainer)




martedì 10 gennaio 2017

Burpees che bruciano

Rieccomi!

Le 7 fasi del burpee: questo esercizio è così completo ed 
allenante, che da solo vale più di 1000 palestre! e non ci
sono davvero scuse, può essere fatto ovunque! L'intesità
del lavoro muscolare è estrema e le pulsazioni schizzano
alle stelle!
Flash rapidissimo su quello che è stata la seduta di allenamento di stasera; ancora una volta ho scelto di affrontare l'impegnativo Protocollo Tabata in una divertente variante più breve e ancora più intensa, comprendente i "micidiali" burpees come "recupero attivo"... eh eh; ecco come:

- 10' riscaldamento con esercizi di scioglimento muscolare.

- 1^ frazione: 4' di remoergometro, 20" sprint al massimo impegno - 10" recupero. Focus: spingere con le gambe, e tanto!

8 ripetizioni di burpees

-2^ frazione: 4' di spinning bike, 20" sui pedali al massimo impegno - 10'' recupero. Salita al 6,5%, respirazione completamente nasale.

8 ripetizioni di burpees

-3^ frazione: 4' salto con la corda, 20" sprint da sentire le spalle bruciare, enfasi sugli incroci a 8 e double unders (doppio giro di corda in un singolo salto) alla massima intensità - 10" recupero con andature a jogging; respirazione completamente nasale.

8 ripetizioni di burpees

-4^ frazione: 4' di corsa in salita su tappeto all'8% a ritmo svelto costante, con cura dell'allineamento posturale e della tecnica; respirazione completamente nasale.

8 ripetizioni di burpees

- 10' di stretching generale come defaticamento chiudono la sessione.


Se vi venisse voglia di farvi una cultura sulla tipologia di allenamento definito HIIT (High Intensity Interval Training) di cui quello appena esposto non è che uno delle migliaia di combinazioni esistenti, vi invito a visitare il curatissimo blog della collega e fitness coach Melissa Bender
Melissa è un'abile esperta in questo genere di allenamenti ad alta intensità, soprattutto a corpo libero e la stimo molto; sul sito troverete centinaia di programmi di altissima qualità :)



mercoledì 4 gennaio 2017

Continuare ad allenarsi e gareggiare

Rieccomi!

www.lydiardfoundation.org
Oggi approfondiamo la tematica allenamento specifico per la corsa e nella fattispecie, visto il periodo invernale, la corsa campestre, con la proposta di due tabelle in chiave Lydiard dedicate a questa specialità, con un occhio di riguardo al mantenimento della forma.
Le seguenti tabelle permettono, al podista che abbia già delle buone basi, di competere spesso e continuare a migliorare, a patto che non si gareggi ogni settimana. Solitamente è meglio gareggiare ogni tre settimane, continuando a divertirsi rimanendo motivati, freschi e lontano dagli infortuni; qui sotto sono mostrate due tabelle che, nella pratica, hanno dato prova di funzionare bene nei campionati di corsa campestre americani e neozelandesi, caratterizzati da un gran susseguirsi di competizioni.

Settimana senza gara

Lunedi: ripetute 1500m X 3 oppure 800m X 6.
Martedi: Corsa aerobica 60/90 minuti.
Mercoledi: Corto veloce 2000/3000m.
Giovedi: Corsa aerobica 60/90 minuti.
Venerdi: Allunghi facili e in scioltezza 100m X 10.
Sabato: Corto veloce 2000/3000m.
Domenica: Corsa aerobica 90 minuti o più.

Settimana con gara

Lunedi: Sprint al massimo impegno, 100m X 6/10.
Martedi: Fartlek facile 45/60 minuti.
Mercoledi: Corto veloce 1600/2400m
Giovedi: Allunghi facili e in scioltezza 100m X 6.
Venerdi: Jogging 30 minuti + richiamo forza su braccia e addome.
Sabato: Jogging 30 minuti
Domenica: Gara.

Se avete qualche domanda scrivetemi! :)



sabato 24 dicembre 2016

Allenamento: l'età è una grande barriera?

Articolo originale del coach Arthur Lydiard -"Is age a great barrier?"
Traduzione in italiano: Mattia Bianucci Trainer


Il coach internazionale Arthur Lydiard (1917-2004), quinto da destra, con
il Wellington Joggers' Club. Partendo dal suo paese natio, la
Nuova Zelanda, fu tra i primi a promuovere la pratica del
Jogging a livello planetario.
L'odierno avvento degli atleti master nel mondo podistico, ha fatto in modo che ci si rendesse conto che dopo i quaranta non si è poi così vecchi come qualcuno potrebbe pensare.
E col tempo si è imparato che uno dei vantaggi dell'età, per un runner, è che si può beneficiare di maggior resistenza rispetto ad atleti più giovani.
Carlos Lopez, vincitore della Maratona Olimpica di Los Angeles nel 1984 all'età di 36 anni, ne è un chiaro esempio.

Nelle graduatorie mondiali composte da uomini di quarant'anni e oltre, figurano atleti che attualmente sono capaci di correre la maratona in 2h:11' e molti in grado di andare sotto le 2h:20'; alcuni di loro sono molto veloci anche in pista, specialmente nei 5.000 e 10.000 metri. Si tratta di un aspetto individuale, una questione di cosa avete fatto della vostra vita da giovani, dello stile di vita e se vi siete mantenuti in allenamento, con l'interesse ad essere competitivi, anche solo con voi stessi.

Non c'è davvero alcuna ragione per cui persone di una certa età, che non si sono magari esercitate o allenate molto prima, non possano uscire ed imparare a correre lunghe distanze godendosi le corse di gruppo. Un sistema cardiaco migliore può essere sviluppato a qualunque età. Ad esempio, persone affette da arteriosclerosi non devono essere scoraggiate ad iniziare a correre attivamente, in quanto senza ombra di dubbio avranno molte altre arterie che non sono mai state sviluppate e possono essere "attivate" attraverso una dieta di esercizio regolare e controllato. E' un pò come creare il proprio personale sistema di bypass. Molti bravi atleti master sono la prova vivente di questo, in quanto parecchi di loro non hanno cominciato a svolgere attività fisica prima dei quaranta-quarantacinque anni d'età.

Carlos Lopez
Ricordo che, quando i primi gruppi di Jogging stavano sviluppandosi in Nuova Zelanda, un dottore se ne venì fuori avvertendoci che, siccome molti di loro erano arteriosclerotici, fare esercizio fisico non sarebbe stata un'idea molto saggia. Uno del gruppo era un uomo sui settant'anni che si era da poco fatto operare di vene varicose. Chiesi al medico dove se ne sarebbe andato il sangue adesso e lui mi spiegò che le vene varicose rappresentavano solo il 10% dei vasi sanguigni nelle gambe; l'altro 90% non poteva essere visto, in quanto posto internamente, ma che l'aumentato flusso di sangue stimolato dalla corsa, avrebbe sviluppato nuovi vasi sanguigni, rimpiazzando così quelli che erano stati precedentemente rimossi.

E io risposi: "Prima mi dice che non è possibile sviluppare il sistema vascolare quando si è troppo vecchi e arteriosclerotici, ora invece mi sta dicendo che si può! Allora cosa intende dire veramente?! 
Non ottenni molte risposte dal dottore sull'argomento, ma in compenso la risposta mi fu data da quei praticanti di Jogging, in quanto alcuni di loro, inclusi uomini di settant'anni, furono in grado, molto rapidamente, di imparare a correre davvero bene, indipendentemente dallo stato di salute in cui versavano alcune loro arterie.

Chiudo l'articolo facendo gli auguri di Buon Natale ai miei lettori e a chi abitualmente mi segue! Mi raccomando, siate equilibrati nelle vostre "sessioni a tavola"!

A presto!


mercoledì 28 settembre 2016

31^ Mezza Maratona d'Autunno e allenamenti infrasettimanali



Ciao a tutti!

Vi voglio ricordare che domenica 9 ottobre, la mia squadra, l'Atletica Novese, organizza la 31^ edizione della Mezza Maratona d'Autunno, alla quale vi invito a partecipare numerosi e a far girare voce e volantino che vedete qua sopra. Il sottoscritto sarà presente all'evento Fidal in veste di atleta in gara; potete trovare tutte le informazioni utili al link qua sopra.

Parlando invece di allenamento, siamo a metà settimana e il mercoledi rappresenta per me il giorno aerobico lento MultiSport in mezzo alle due sessioni di qualità del martedi e del giovedi. Stasera mi sono impegnato in una seduta aerobica lenta da 30' suddivisi in 15' di remoergometro + 15' di salto con la corda. In entrambe le frazioni ho curato il focus sul rilassamento muscolare e la respirazione; tra poco ancora un pò di stretching e per oggi posso ritenermi soddisfatto!

A presto!


venerdì 19 agosto 2016

L'alternativa alle prove ripetute

(Ebbi modo di incontrare il tecnico Fulvio Massini in occasione della Maratona di New York 2009, durante l'interessantissimo meeting tenuto il giorno prima della gara sulla preparazione/visualizzazione mentale. Un coach davvero molto preparato, che da anni aiuta podisti di ogni genere con i suoi programmi di allenamento.)


Di Fuvio Massini. Articolo tratto da www.mariomoretti.it

"Ormai sono tanti gli anni che mi occupo di allenamento dei podisti amatori. I primi anni, mi riferisco alla fine degli anni 70' ed all'inizio degli anni '80 i podisti che vedevo erano tutti "assatanati" di risultati. A loro non interessava correre, ma bensì, correre forte. Nella tesi che presentai per diplomarmi all'ISEF di Firenze nel 1977 individuavo il "fartlek" come l'allenamento cardine sul quale impostare i programmi di allenamento dei podisti amatori. Le prove ripetute di vario tipo o il fartlek che posso definire, molto semplicemente, come una serie di ripetute eseguite in ambiente naturale durante le quali si recupera correndo, erano quindi l'allenamento base sul quale impostavo poi le preparazioni per le varie distanze dalle 10 km alla maratona ed anche oltre. Gli anni passano, i podisti cambiano, ma soprattutto cambia il modo di vivere la corsa, il podismo. Particolarmente negli ultimissimi anni, stiamo vivendo un rinnovamento o meglio un innesto di nuovi podisti nel nostro mondo. In particolare oggi oltre agli ultratrentenni ed ultraquarantenni si avvicinano al nostro mondo anche signori non più nel fiore dell'età e donne, tante donne.

Quanto sto per scrivere, sono sicuro, costituirà argomento di discussione durante gli allenamenti o negli spogliatoi. Posso affermare con la certezza che mi deriva, come sempre dall'esperienza che " si può correre e ci si può migliorare anche senza eseguire le prove ripetute". Attenzione non sto rinnegando ciò che ho detto e scritto in questi ultimi 25 anni, sto semplicemente per illustrarvi un ulteriore modo di vivere la corsa.

Moltissimi colleghi anche di oltreoceano affermano esattamente il contrario di quanto sto per scrivere. Sono fermamente convinto e non è da ora che lo asserisco che l'allenamento deve essere individualizzato. Ebbene in quest'ottica, prima ancora che "tutti" si mettessero a pubblicare programmi di allenamento su internet, ho visto che ci sono delle categorie di persone che possono correre le gare su strada, la maratona e le ultramaratone senza per forza doversi sottoporre una o due volte alla settimana ed eseguire allenamenti di prove ripetute. Prima di addentrarci nell'argomento credo sia opportuno analizzare cosa sono ed a cosa servono le prove ripetute.

Cosa sono? Le prove ripetute si distinguono in brevi, medie e lunghe in relazione alla distanza. In genere per prove ripetute brevi si intendono quelle di distanza variabile dai 200 agli 800 metri. Per ripetute medie quelle dai 1000 ai 3000 metri e lunghe quelle oltre i 3000 metri che possono arrivare anche fino ai 10.000 metri. Tale classificazione può variare a seconda degli autori. Vi presento quella che preferisco. La velocità di percorrenza dipende oltre che dal livello dell'atleta anche dal tipo di adattamento che andiamo a ricercare, e dalla distanza per la quale è impostato l'allenamento. Il chilometraggio totale dipende dal tipo di ripetuta, dalla velocità di percorrenza della stessa e dal tipo di gara che si sta preparando. Fra ogni prova, inoltre, viene eseguito il cosiddetto recupero che può essere eseguito : stando fermi, di passo o correndo a velocità più o meno elevata.

Per determinare la velocità di percorrenza delle prove ripetute è necessario avere un punto di riferimento che può essere: la media al km ottenuta in una gara, la media chilometrica ottenuta in una gara o test sui 14 km o la velocità di soglia anaerobica ottenuta con il test Conconi. Facciamo un esempio un po' paradossale ma necessario per essere chiari. Un maratoneta che esegue le prove ripetute alle media chilometrica ottenuta in gara di 3000 metri esegue un tipo di allenamento che non serve per allenare la maratona almeno nel periodo specifico. Ancora oggi tanta gente mi domanda come deve essere eseguito il recupero. Il corridore su strada deve recuperare fra ogni prova ripetuta correndo . Più lunga è la distanza di gara, più bassa deve essere la velocità di percorrenza della prova ripetuta, più alta quella di percorrenza del recupero. Personalmente ritengo più utile recuperare un minuto in più , ma correndo a velocità del medio o del lungo che non un minuto in meno correndo a velocità molto più vicina ad una speed-walking.

A cosa servono? Nel corridore su strada, nel maratoneta servono a migliorare la potenza aerobica ovvero a consentire di utilizzare più ossigeno possibile correndo ad una velocità più alta possibile. In sintesi servono a fare andare più forte. Eseguendo le prove ripetute si costringe l'organismo a produrre discrete quantità di lattato che sarà poi metabolizzato durante il recupero. Ecco allora la spiegazione di quanto sopra. Il maratoneta, per andare più forte dovrà abituarsi a correre producendo una relativamente bassa quantità di lattato che sarà metabolizzato correndo per diverso tempo a velocità sostenuta. Il corridore su strada , viceversa, dovrà invece correre la ripetuta più forte e recuperare correndo più piano in modo da abituarsi alla presenza di lattato nelle gambe. Queste in parole semplici sono le prove ripetute. Vediamo ora il perché e come il podista potrà allenarsi anche senza le prove ripetute. Prima ancora chi sono coloro che potranno correre senza ripetute ed ottenere ugualmente risultati soddisfacenti: i principianti, i non più giovanissimi, chi tende sistematicamente ad infortunarsi, i troppo stressati dalla vita di tutti i giorni, gli ansiosi.


 Moltissimi amici podisti iniziano un paio di giorni prima a pensare al momento in cui dovranno correre le prove ripetute con il risultato che arrivano all'inizio della prima prova già stanchi, non fisicamente, ma mentalmente e quindi non nelle condizioni ideali per poter affrontare questo tipo di allenamento. A tutti o quasi capita di dover essere messi sotto pressione dalla vita di tutti i giorni. Credo, sempre confortato dai risultati dell'esperienza, che quando il livello di stress è elevato un tipo di allenamento intenso come quello delle prove ripetute contribuisca a peggiorare la situazione anche se apparentemente al termine dell'allenamento sembra che tutto sia perfettamente ok. Basta attendere però un po' di tempo per aspettarsi un calo di "tensione" con relativa mega stanchezza.


Dopo un infortunio o la sosta forzata c'è subito la corsa a riprendere la "corsa" con relative prove ripetute con il frequente risultato di trovarsi nuovamente infortunati. La pazienza è virtù dei forti. Quando si è costretti a dover sospendere per periodi più lunghi di una settimana, determinate caratteristiche vengono meno quindi prima di ritornare a correre al 100% può essere necessario un po' di tempo. Inoltre qualcuno ha dei tipi di infortuni che si ripresentano appena l'allenamento supera certi livelli di intensità. In questi casi appare abbastanza chiaro che è inutile andare a cercare di farsi male. Correre fa bene a tutte le età purchè con certi accorgimenti. Uno di questi è evitare lavori intensi quando gli anni non sono più verdissimi. Inutile sottoporre l'organismo ad stress violenti per i quali è ogni anno sempre meno predisposto. Correre è bellissimo anche senza doversi stressare con le ripetute.

Chi comincia a correre dovrebbe stare un anno a correre e basta. Ciò consente di creare quegli adattamenti sia a livello cardiocircolatorio, metabolico e muscolare e tendineo necessari per prevenire gli infortuni. Diversi fra i podisti che ho seguito hanno corso anche la maratona senza eseguire una prova ripetuta. Non hanno però nemmeno corso sempre allo stesso ritmo. Allora, mi direte voi, come "cavolo" si sono allenati ?

Usando il lungo, il lunghissimo, il medio, il progressivo ed i percorsi collinari. In particolare molto importante ed utile si è rivelato essere il progressivo. E' bastato indicare ai podisti di finire gli allenamenti anche non tutti correndo per 5-10-20 minuti alla velocità di una gara di 10-14 km per vedere dei considerevoli miglioramenti. Ottimi risultati sono stati ottenuti anche con gli allenamenti eseguiti su percorso collinare, eccellente allenamento anche a livello muscolare oltre che organico. Il controllo della velocità può essere eseguito o con il cardiofrequenzimetro, strumento ormai usatissimo, o con la misurazione dei percorsi e con la respirazione. Correndo su un percorso collinare quando le pulsazioni al minuto oscillano di 10-20 battiti a seconda del tipo di terreno equivale ad eseguire delle prove ripetute. Finire un allenamento in progressione, con la respirazione impegnata consente di ottenere lo stesso effetto di una o due prove ripetute. Il percorso misurato bene si presta per correre il medio dove è più necessario che durante gli altri tipi di allenamento avere dei punti di riferimento. Correre deve essere divertimento, gioia, se le ripetute devono essere un sacrificio vi ho indicato l'alternativa. Ricordatevi che correre deve servire per stare bene, questo è il primo risultato da ricercare, poi ben vengano anche quelli cronometrici. Si può correre anche solo con l'orologio invece che con il cronometro. Divertitevi".

Per quanto riguarda il sottoscritto, utilizzo una tipologia di allenamento per la qualità che è un esatto ibrido tra fartlek e ripetute, con variazioni misurate esattamente in distanze da percorrere (come nelle ripetute) oppure in tempi ben definiti dal cronometro (come nel fartlek), in ogni caso mai a sensazione. Questo tipo di allenamento può essere definito come "ripetute dinamiche" nel senso che non c'è mai una fase di recupero camminando, ma si continua a procedere in corsa lenta. Personalmente, così facendo mi diverto molto di più e l'allenamento non è mai monotono.

Voi cosa ne pensate? Siete dei patiti delle ripetute o utilizzate metodi alternativi per fare qualità?
Scrivete!


sabato 18 giugno 2016

Allenarsi e non affaticarsi

("Training and not straining" - Arthur Lydiard)


Tratto dal libro "Running to the top" di coach Arthur Lydiard. Traduzione e adattamento in italiano di Matt J. Baner.

Se volete svolgere un sacco di allenamento o esercizio per migliorare la vostra condizione fisica senza sviluppare prodotto di scarto, lo sforzo deve essere aerobico. Quando respiriamo, l'energia chimica dei carboidrati e altre molecole viene trasformata in un tipo di energia biologicamente utile mentre queste molecole alimentari subiscono ossidazione. Le cellule metabolizzano molecole come il glucosio attraverso una serie di reazioni enzimatiche e l'energia presente nei legami chimici delle molecole alimentari viene trasformata e conservata come energia dell'ATP.


L'ATP è la fonte di energia utilizzata dalle cellule per trasmettere impulsi nervosi, per generare contrazioni muscolari e tutta una miriade di altre funzioni vitali. La sua importanza nell'atleta, quindi, è suprema.

In condizioni aerobiche, una molecola di glucosio produce trentotto molecole di ATP, ma, quando vi allenate in modo anaerobico, una molecola ne produrrà solo due. Quindi risulta diciannove volte più economico correre in maniera aerobica.

La gente chiede costantemente dove sia la soglia aerobica. Bene, sapete quando la state oltrepassando? E' facile, se correte ve ne accorgete quando cominciate ad avvertire disagio, sapete che vi state spingendo oltre i vostri limiti e quando questo accade, state correndo in modo anaerobico. Il vostro corpo non riceve abbastanza energia dall'ossigeno che gli state fornendo e quindi attinge dalle riserve.


Non c'è nessuno scatto improvviso dell'"interruttore" nel passaggio da aerobico ad anaerobico.
Naturalmente, più duramente lavorate una volta entrati in fase anaerobica, maggiore sarà il debito di ossigeno che creerete in quanto maggiore è la deplezione di ogni riserva energetica accumulata.

Quello che succede mentre vi allenate in fase aerobica è che applicate una pressione costante al cuore che pomperà a ritmo regolare, aumentando la quantità di sangue ossigenato, innalzando sempre più la vostra massima capacità aerobica, spostando la soglia più in alto cosicché possiate mantenere un carico di lavoro crescente senza andare in debito di ossigeno. E' meglio andare un pò più piano che troppo forte al fine di far funzionare questo "meccanismo progressivo" a vostro favore. Dovete, almeno inizialmente, tenervi fuori da quello stato anaerobico.




sabato 2 aprile 2016

Fartlek 1'/1' e la settimana di allenamento

(L'intensa e impegnativa tecnica Ski Bounding in salita)


Ecco in rapida sintesi com'è andata a strutturarsi la settimana di allenamento dopo la gara di Carpeneto.

Lunedi 28/03:  approfittando della giornata di festa, nel tardo pomeriggio sessione da 30' di salto con la corda a ritmo molto blando e rilassato + 15' di boxe contro l'Uomo di Legno. Obiettivo dell'allenamento è stato semplicemente scaricare dall'organismo le "scorie" della gara del giorno prima con un massaggio aerobico. Successivamente, esercizi su braccia, addominali e, infine, stretching generale.

Martedi 29/03: Recupero attivo. Dopo una mezz'oretta di bagno caldo con Olio 31, stretching generale abbinato ad esercizi di rilassamento e respirazione.

Mercoledi 30/03: Sessione di allenamento principale della settimana. 7,5 km intervallando 1' di marcia Ski Walking ad 1' di balzi in tecncia Ski Bounding (vedi foto sopra) senza soluzione di continuità. L'intensità dell'esercizio è stata veramente elevata con un coinvolgimento muscolare generale importante. Le nette oscillazioni nelle frequenze di lavoro richiedono parecchia abilità nel padroneggiare i cambi di ritmo. Sedute simili sono molto più intense rispetto a prove ripetute sui 400 m o anche fartlek brevi classici di corsa, visti i maggiori distretti muscolari coinvolti.

Giovedi 31/03: Progressivo collinare da 6,3km caratterizzato da 4,5 km di salita medio/impegnativa + 1,8 km di discesa con rettilineo in piano finale. Con ancora la seduta del giorno precedente addosso, ho affrontato la prima parte di salita costante a ritmo aerobico, quindi "modalità scalatore" a marce basse; giunto in vetta ho poi lasciato girare le gambe in scioltezza nella fase di rientro in discesa, lasciando che il ritmo aumentasse gradualmente fino alla fine. Me la son presa comoda; partito con gambe appesantite, ho poi chiuso con una buona frequenza in 29'. Concludo il tutto con esercizi di richiamo della forza su braccia e addome. Infine stretching.

Venerdi 01/03: Riposo. Bagno caldo con Olio 31 e stretching.

Le due sessioni del weekend riguarderanno l'allenamento aerobico prolungato. Oggi con 30/40' suddivisi tra remoergometro e salto con la corda e domani con almeno 1'h:30' di fondo collinare.

A presto!


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sabato 10 ottobre 2015

L'inclinazione: quando la corsa è assistita dalla gravità

(Il principio dell'inclinazione di tutto il corpo partendo dalle caviglie, si applica splendidamente, e con enfasi aggiungerei, anche al Nordic Ski Walking)



(Testo originale: Danny Dreyer, ChiRunning Lean: Gravity-Assisted Running
Traduzione: Matt J. Baner)

Utilizzo la parola "inclinazione" per fare in modo che i podisti che seguo imparino a sfruttare l'azione di traino della gravità durante la corsa. E' errore comune pensare che inclinarsi sia l'equivalente di piegarsi in avanti partendo dalla vita (che risulta molto faticoso per i vostri muscoli lombari).
Quando pensate di inclinarvi, vedetela come un pendervi in avanti con tutto il corpo cominciando dalle caviglie in un'azione di "caduta in avanti" controllata, anzichè piegarvi dalla vita. Semplicemente, immaginatevi i saltatori con gli sci dalla rampa quando sono in volo, ecco cosa intendo per inclinazione in avanti con tutto il corpo!




La ragione principale per cui l'inclinazione gioca un ruolo importante nella tecnica di ChiRunning, sta nel fatto che mette la gravità a vostro favore. L'inclinazione permette alla gravità di tirarvi avanti, invece di dover spingere costantemente con le gambe, il che sappiamo tutti che alla lunga può essere stancante. Ecco la spiegazione scientifica: Quando siete dritti in piedi, la gravità vi tira giù lungo la linea centrale del vostro corpo. Non appena permettete al vostro corpo di cadere in avanti, il vostro centro di gravità si sposta davanti al vostro punto di contatto col suolo. Ciò fa si che la gravità vi traini in un'azione proiettata avanti più sul piano orizzontale.


L'INCLINAZIONE E' IL VOSTRO PEDALE DEL GAS


Questa è un'altra importante qualità dell'inclinazione. L'inclinazione equivale al vostro "pedale del gas". Se volete andare più veloce, semplicemente inclinatevi di più, mentre se volete andare più piano, inclinate di meno. Mentre aumentate l'inclinazione, i vostri addominali lavorano per mantenervi la colonna dritta in questa posizione inclinata in avanti. L'aumento di inclinazione permette alla gravità di tirarvi avanti ad un ritmo più rapido, e voilà, la vostra velocità non è più dettata dalla forza delle gambe, ma dalla forza dei vostri muscoli addominali (Il Core).


L'APPOGGIO DEL PIEDE: CORRETE COL FRENO A MANO TIRATO?


Un beneficio aggiuntivo dell'inclinazione è che pendervi in avanti cambia il dove e come i vostri piedi impattano al suolo. Correre con il torso completamente eretto, come nel power running, vi fa andare avanti con una gamba mentre spingete via l'altra. Questo fa si che il vostro piede atterri davanti a voi mentre impatta al suolo, e ciò significa che essenzialmente state tirando il freno a mano ad ogni falcata. Il vostro ginocchio quindi diventa il punto di trasferimento tra la forza del vostro corpo che si muove in avanti e il vostro piede, che si sta fermando. E' un sacco di pressione messa su una giuntura che non è progettata per resistere ad un così grosso carico di impatto continuativo (stimato, circa, di sei volte maggiore del peso corporeo ad ogni passo!).
Gli infortuni alle ginocchia, sono, finora, i più comuni e i più debilitanti danni causati dalla corsa.
Inclinando il vostro corpo in avanti partendo dai piedi (e non dalla vita), piazzate il vostro centro di gravità in avanti rispetto al punto in cui il piede appoggia al suolo. Qualunque fisico vi dirà che quando ciò accade, non state più frenando, in quanto i vostri piedi si muovono posteriormente quando impattano al suolo. Questo sposta il vostro appoggio del piede sulla parte mediana e permette alle gambe di estendersi posteriormente mentre i vostri piedi lasciano il suolo, riducendo drasticamente la quantità di impatto su ginocchia e quadricipiti. 




Non appena i vostri piedi toccano il suolo, se ne sono già andati... estendendosi dietro di voi... e non c'è nessuna frenata.




(Per approfondire l'argomento trattato nel post, vi consiglio vivamente l'acquisto del libro di Danny Dreyer; pieno di utili consigli per affinare la propria tecnica di corsa mettendo l'enfasi sulla prevenzione dagli infortuni e imparando a gestire le energie con un gesto più economico)

lunedì 31 agosto 2015

Corsa: Perchè la gente si infortuna




Estratto dal libro "ChiRunning: A revolutionary approach to effortless, injury-free running" - ChiRunning: un rivoluzionario approccio naturale alla corsa di Danny Dreyer. 
Adattamento e traduzione dall'inglese: Mattia Bianucci - Matt J. Baner


Per quanto di buono si possa ottenere dalla pratica della corsa, bisogna anche essere consci degli innumerevoli potenziali pericoli per il vostro corpo. La corsa può danneggiare le vostre ginocchia, le tibie, le anche e la schiena. Nel lungo periodo potrebbe causarvi problemi ai piedi e si dice anche che danneggi la vista (per i continui balzi e saltelli).
La gente è portata a credere che la corsa crei questi infortuni in modo intrinseco, ma è un mito che mi piacerebbe sfatare.
Credo che le principali cause di infortunio siano una forma scorretta di corsa e scarsa biomeccanica. Correre è un movimento naturale, e la scarsa biomeccanica fa muovere il vostro corpo in modo innaturale, il che porta ad eccessivo stress su muscoli, articolazioni e legamenti; queste aree, successivamente, diventano vulnerabili ad infortuni.
La teoria più comune dice che la causa principale di infortuni nella corsa sia il sovrallenamento. Penso che sia un mito da sfatare anche questo, sebbene sia un fattore, specialmente in allenamenti orientati al risultato. Se la vostra tecnica di corsa è scarsa, potete infortunarvi mentre percorrete qualsiasi distanza.
Ho visto persone infortunarsi alle tibie correndo appena 800m. Quando c'è un'imperfezione nella vostra biomeccanica, alla fine essa si tramuterà sottoforma di dolore o malessere. Non dovrete fare altro che correre qualche metro in più per rendervi conto che queste piccole imperfezioni vi presenteranno il conto, ve lo garantisco.
Il vantaggio è che, migliorando la vostra biomeccanica e la tecnica di corsa, diminuirete alla grande le probabilità di infortunarvi su qualsiasi distanza o velocità.
Paul, 35 anni, era il tipico podista medio che voleva mettersi alla prova completando una maratona. La distanza più lunga che avesse mai corso erano 9,5 km, perchè, ogni volta che correva, le sue tibie cominciavano a far male già dal primo chilometro al punto da farlo zoppicare. Paul venne ad una lezione di ChiRunning a luglio, con l'obiettivo di correre la Maratona di Honolulu i primi di dicembre. Con l'aiuto della tecnica di ChiRunning, fu in grado di correre tutti i chilometri in più di allenamento e contemporaneamente di diminuire il livello di dolore percepito alle tibie. 
Dopo mesi di allenamento e perfezionamento della sua nuova tecnica di corsa, fu in grado di correre la prima maratona in 3h:37' senza incorrere nel debilitante dolore alle tibie. Successivamente, Paul mi disse che non gli sarebbe stato possibile completare la maratona se prima non avesse corretto e lavorato sulla sua tecnica di corsa. Adesso sta pensando di provare a qualificarsi per la Maratona di Boston!
Attribuirei quasi tutti gli infortuni all'attuale paradigma della corsa, quello che io chiamo power running (corsa di potenza).


POWER RUNNING: NO PAIN, NO GAIN
(Corsa di potenza: nessun dolore, nessun beneficio)


Nessun dubbio al riguardo, quella frase ad effetto da machi è ancora ampiamente utilizzata e diffusa, come se fosse un qualche tipo di medaglia all'onore. Non fa differenza che voi parliate di programmi di allenamento podistici, di relazioni internazionali, o di preparare una crostata, ci sono metodi migliori per portare avanti un progetto che con la forza.
Il power running può essere spiegato al meglio da due angolazioni: tecnica e approccio mentale. Sia la tecnica che l'approccio mentale si basano sul concetto del "nessun dolore, nessun beneficio", dal quale ne sono pervasi; attitudine estremamente diffusa nel modo di intendere lo sport e l'allenamento in occidente. 
Non fraintendetemi, il power running funziona, ma ad un certo costo. Penso semplicemente a quei quindici milioni di podisti che ogni anno si infortunano, e so benissimo che non si tratta di un caso.

IL METODO

Il tema predominante del power running è sviluppare la forza e la velocità delle gambe per correre più veloce e più distante. Il power running enfatizza anche l'allenamento regolare per rendere le vostre gambe più forti, il che vi aiuterà a correre meglio e ad evitare infortuni.
Dal punto di vista dell'allenamento, costruire e utilizzare più muscoli è un duro lavoro per il corpo, persino più difficile per persone oltre i cinquant'anni.
Ogni incremento nell'utilizzo dei muscoli richiede più tempo da dedicare all'allenamento sulla forza e ciò crea una grande propensione all'infortunio. Più carburante è richiesto per mettere in moto questi muscoli, più dispendio metabolico (acido lattico) viene prodotto; e inoltre si allungano parecchio i tempi di recupero dopo la corsa, specialmente dopo aver gareggiato o dopo allenamenti impegnativi. Solo al pensiero mi stanco e posso sentire i muscoli doloranti.
Ci sono molte tabelle di allenamento strutturate per costruire polpacci più forti, quadricipiti e glutei d'acciaio così che voi possiate diventare podisti migliori. Si vieni incoraggiati a dedicare una significativa quantità di tempo a migliorare la propria forza nelle gambe e quindi la performance.
Recentemente ho letto uno studio effettuato in Danimarca sulle differenze tra corridori danesi e corridori keniani. Ecco a cosa sono giunti, secondo un recente articolo apparso nel Kamalpa Monitor:

Tra le altre cose, è stato scoperto che i Kalenjin, i keniani top runners così come i giovani keniani senza allenamento specifico, hanno una superiore economia nella corsa comparati alle loro controparti danesi, questo probabilmente a causa del fatto che i Kalenjins hanno gambe più snelle e perciò riescono ad utilizzare relativamente meno energia quando corrono.

Bene, c'hanno preso in parte. I keniani utilizzano relativamente meno energia, ma non è perchè le loro gambe sono magre, tutt'altro. Le loro gambe sono più snelle perchè hanno un'eccellente economia di corsa; sono così efficienti da non aver bisogno di muscoli grossi. I keniani vincono tutto, dai 10.000 alla maratona con quelle "gambe magre". E ancora, secondo il paradigma della corsa di potenza, ci vogliono muscoli delle gambe forti per correre veloce. Ma qui manca qualcosa. 
Direi che quello che fa vincere loro le competizioni sia la tecnica, che condivide molte delle caratteristiche del ChiRunning, due esempi sono l'inclinazione del corpo e l'appoggio del piede. 
I keniani hanno una bella inclinazione del corpo in avanti quando corrono che mette in atto due cose: permette alla gravità di aiutarli a tirare il loro corpo in avanti e anche di atterrare con la parte centrale del piede, invece che di tacco, evitando così l'azione frenante tipica dell'appoggio di tacco, che invece è molto comune nella maggior parte dei podisti.
Il power running può essere dannoso per i corridori in quanto non affronta la vera causa della maggior parte degli infortuni, ovvero la cattiva biomeccanica. Invece, si concentra quasi interamente sul costruire muscoli più forti come soluzione per recuperare da un infortunio o evitarli. E' vero, rafforzare i muscoli delle gambe vi farà guadagnare un pò di tempo, ma finchè non risolvete il problema alla base dell'infortunio, le probabilità sono che andiate ad incappare nuovamente nello stesso tipo di infortunio.

Per esempio, se avete la "sindrome dello stinco steccato" (traduzione letterale dall'inglese shin splints), potete prendervi un periodo di stop per guarire e poi rafforzare i muscoli tibiali camminando sui talloni. Ma se utilizzerete nuovamente la stessa tecnica di corsa che ha creato il problema, quel muscolo precedentemente danneggiato alla fine si stancherà e vi infortunerete ancora e nello stesso modo. Con la tecnica del ChiRunning, non spingerete con le punte dei piedi (causa principale della sindrome dello stinco steccato), e userete a malapena i vostri muscoli tibiali.
La sindrome dello stinco steccato non sarà più un problema e non dovrete più costruire e mantenere muscoli più forti per compensare le lacune nella vostra tecnica di corsa.









L'ATTITUDINE MENTALE DEL POWER RUNNING


L'attitudine mentale del power running è orientata al risultato, il che sono convinto sia la causa primaria di sovrallenamento. In questo modo, la gente può farsi un'idea su quanto veloce o lontano dovrebbe correre che non è necessariamente basata sulla reale potenzialità organica del loro corpo.
Questo porta solo a grosse delusioni e non è che la ricetta per l'infortunio. Il sovrallenamento può essere definito come allenamento oltre il limite che il vostro corpo è in grado di sostenere. Se siete dei runner novizi e state seguendo le direttive di allenamento da un libro che dice che dovreste correre 3,5 km, 3 giorni alla settimana, potreste essere dei buoni candidati per entrare nella dimensione di sovrallenamento.
E se non avete mai corso per un chilometro prima?
Se siete spinti a fare di più di quello che effettivamente siete capaci, solitamente si tratta di un impulso esterno. Potrebbe essere un desiderio innescato dalla lettura di un'articolo che vi ha ispirato su una rivista di corsa, o un impulso scaturito dopo aver visto un grande atleta in TV. Ecco qualche impulso motivazionale esterno da cui guardarsi bene:

- Voler fare meglio a causa della pressione di un gruppo.

- Cercare di stare al passo dei vostri compagni di corsa più veloci.

- Desiderare di essere più veloci dell'anno precedente.

- Aver bisogno di provare il vostro valore davanti ai vostri genitori.

- Voler stare al passo con un altro atleta che considerate di valore.

- Essere ansiosi di perdere quegli ultimi sette chili prima del vostro matrimonio.

- Aver bisogno di correre più veloce per stare al passo con il vostro cane.

La lista è infinita, e in caso non l'aveste notato, questi sono tutti prodotti di un'attitudine mentale orientata al risultato.
Ci sono un sacco di idee esterne da cui essere motivati, ma la grossa fonte motivazionale che veramente smuove le cose e genera successi è quella che viene da dentro. Sfortunatamente, la nostra cultura occidentale è sempre più modellata dal mondo del marketing, che ha come missione di base quella di mettervi in una condizione di disequilibrio, fuori dal vostro centro e da voi stessi così che acquistiate qualsiasi prodotto o servizio vi venga spiattellato davanti. 
Una marea di campagne pubblicitarie a favore del power running si fanno forti attraverso immagini e slogan con cui siamo costantemente bombardati come "più grosso è meglio" oppure "la sopravvivenza del più in forma" o ancora, la più gettonata "nessun dolore, nessun beneficio" (No Pain, No Gain).
Molto semplicemente, date un'occhiata alle copertine delle riviste di corsa attualmente in circolazione, e sarete travolti da allettante frasi ad effetto come: "Anche tu puoi avere addominali marmorei", oppure "Ottieni un corpo d'acciaio in sei giorni!". Bene, ma che mi dite per quelli di noi che hanno superato i 18 anni?

Quasi tutti quelli che osservo si allenano col power running (fatta eccezione dei keniani), e per decenni questo è stato l'approccio usato ad ogni livello di preparazione alla corsa dalle, scuole medie all'università ("from middle school through college" difficilmente traducibile in modo diverso. ndMJB). Ma quando penso a quella statistica del 65% di tasso infortuni annuale, rapportata all'incredibile tasso di successo dei keniani, non posso fare altro che credere al fatto che ci sia qualcosa di seriamente sbagliato nel modo in cui ci approcciamo allo sport.

Abbiamo bisogno di un cambio di paradigma, molto lontano dall'approccio del power running, e il ChiRunning rappresenta quel cambiamento.